Viviamo Verona al “Caffè dell’assessora”

Verona città verde, ma anche dell’acqua, partendo dal suolo e ma anche dei quartieri. Una città che guarda ai prossimi anni con una rinnovata rete di infrastrutture verdi e blu su scala urbana ma anche territoriale, traguardando le nuove normative europee e le direttive internazionali – come la Nature Restoration Law e il programma delle Nature-positive cities –, e gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite.

Sono queste alcune delle proposte contenute nel documento sul telaio ecologico-ambientale e storico-culturale redatto dallo studio di progettazione paesaggistica LAND, nel team di esperti che affiancano i tecnici della Direzione pianificazione urbanistica, e presentato lunedì 22 luglio al “Caffè dell’assessora” dalla vicesindaca e assessora alla Pianificazione urbanistica Barbara Bissoli nell’ambito del procedimento verso il nuovo PAT (Piano di assetto del territorio), sotto l’ombrello del progetto Viviamo Verona.

Se da una parte la ricerca di LAND ha messo in luce la ricchezza naturale della città di Verona, con 489 ettari di spazi verdi pubblici fruibili, per una media di 18,8 mq verde/abitante, dall’altra una delle criticità riscontrate nel PAT vigente, sulla base delle ricognizioni operate e delle interviste condotte, è di una insufficiente dotazione di aree verdi e in particolare l’assenza di veri parchi urbani. Infatti, circa l’8% della popolazione totale non ha accesso nessuna area verde fruibile raggiungibile entro 15 minuti a piedi (percentuale che sale al 26% se si considera un’area verde di prossimità raggiungibile entro 5 minuti, e al 43% a 10 minuti a piedi. Il 24% invece non ha accesso a un grande parco urbano territoriale a 15 minuti da casa). È da notare anche la distribuzione non omogenea di queste aree, con le aree a sud, la zona industriale ad ovest, nei quartieri della Bassona e i quartieri residenziali a sud come Sacra Famiglia, Ca’ di David e i nuclei di abitazioni nel territorio agricolo più sguarnite. Altre zone più scoperte sono il quartiere Croce Bianca, alcune zone del centro storico e alcuni quartieri ad est del centro come Galtarossa, Veronetta e San Michele. Le altre zone critiche sono i centri abitati verso le colline come Quinzano, Avesa, Ponte Crencano, Marzana-Quinto, Santa Maria in Stelle; occorre specificare però che questi centri abitati si trovano nelle immediate vicinanze di aree collinari e quindi sicuramente con più presenza di verde rispetto alle aree industriali del sud della città.

Aumentare la copertura arborea potrà avere anche diversi effetti sulla qualità dell’aria, mitigando così gli effetti del cambiamento climatico attraverso la creazione di isole di raffrescamento, per dotare tutti, residenti, turisti e city users di strumenti per sopravvivere in città.

Obiettivo e sfida principale di Verona e del nuovo PAT sarà quella di proiettarsi in una transizione ecologica, creando un nuovo modello di sviluppo della città, più centrato sulla valorizzazione della natura – in cui il verde diventi una vera e propria infrastruttura – e lavorando proprio su quell’assenza, identificando le potenzialità di ricucitura delle principali risorse ambientali e strutturando gli spazi aperti in chiave strategica. Per questo sarà importante un’integrazione tra le due pianificazioni, quella del PAT e quella del PTE (Piano di transizione ecologica).

“Il carattere strutturale e strategico del Piano di assetto del territorio, conferisce a detto strumento urbanistico la funzione di cornice imprescindibile per le azioni indirizzate alla rigenerazione urbana e territoriale sostenibile, nonché alla transizione ecologica – afferma la vicesindaca Bissoli –. L’idea concepita con il gruppo di progettazione del nuovo PAT è quello di tradurre il carattere strutturale e strategico del Piano sotto questo profilo in una grande intelaiatura che propone la visione della città a 10/15 anni, composta da tre livelli integrati: il telaio ecologico-ambientale, il telaio storico-culturale e il telaio infrastrutturale. Rilievo fondamentale per la nostra amministrazione riveste la visione data dal telaio ecologico-ambientale, che include anche alcune componenti culturali che possiedono una valenza naturalistica e ambientale, curato dal team dello studio LAND, guidato da Andreas Kipar, costituito dai sistemi degli spazi pubblici aperti e cioè da quelle “infrastrutture” verdi e blu che pensiamo dovrebbero guidare la nuova pianificazione di Verona. La fase di ascolto con la cittadinanza, attuata incontrando le persone che vivono e conoscono da vicino i quartieri, ci ha consegnato una richiesta forte di spazi pubblici aperti che valorizzino le risorse naturalistico-ambientali straordinarie del nostro territorio e, in particolare:

– il fiume Adige, con la fitta rete di sorgenti, risorgive, corsi d’acqua, laghetti, già perimetrati come parco urbano dal PAT vigente che, da un lato, stiamo attuando con la redazione del piano ambientale di gestione – con l’assistenza all’architetta Anna Braioni e dell’agronomo Giuseppe Palleschi – e, dall’altro, intenderemmo integrare anche con ambiti tutelati a pre-parco e ampliare individuando nuove aree a parco a nord e a sud della Città;

– il verde urbano, le aree alberate e i parchi pubblici, di scala differente e cioè di prossimità, di quartiere e territoriale, che evidenziano la possibilità di realizzare un nuovo grande parco urbano, con caratteristiche più marcatamente naturalistiche, nell’area della Spianà, collocata in posizione baricentrica tra il parco dell’Adige, l’ambito urbano del quartiere dello Stadio e il parco della Mura Magistrali, ritenendo maturo il tempo di sottrarre tale ampia area all’attuale destino di riserva per le attrezzature sportive” conclude.

Partendo dal fiume Adige, il quale continua ad essere l’elemento fondante della città persono per l’aspetto naturalistico-ambientale, sono stati individuati sei sistemi che compongono il telaio ecologico-ambientale a scala urbana:

– Il sistema del fiume Adige, le relative aree a parco nord e sud che il nuovo PAT propone di estendere, comprendendo anche ambiti non attualmente classificati come ambiti a pre-parco, insieme a nuovi ambiti;

– il sistema delle acque e delle Risorgive, comprende gli ambiti delle Risorgive di Montorio e del Fiume Fibbio e quelle a sud di Verona, che sono ambiti di elevata rilevanza naturalistica e storico-culturale, dove potrebbe essere co-progettato, con il coinvolgimento delle comunità interessate, un nuovo parco di rilevanza comunale e metropolitana ad integrazione del sistema dei parchi territoriali e della continuità della rete ecologica oltre i confini comunali.

– il sistema delle Fortificazioni, assieme alle Mura Magistrali, da inserire in una strategia di valorizzazione degli spazi aperti anche in chiave culturale, al fine di realizzare un parco lineare ad anello di transizione tra la città e la campagna;

– il sistema delle valli e delle colline, un paesaggio di straordinaria bellezza e rilevanza ambientale, caratterizzato da una ricca biodiversità, la cui tutela e valorizzazione è essenziale per preservare il patrimonio naturale e culturale, e la ricchezza ecologica, risorse fondamentali per un turismo alternativo e sostenibile, con l’individuazione di due nuovi parchi: il parco collinare urbano a ovest e il parco collinare lessineo a est;

– il sistema del verde urbano con l’area della Spianà, che rappresenta un elemento importante di connessione naturalistica e fruitiva. Un potenziale parco urbano in prossimità della città, da sottrarre all’attuale destino di riserva per attrezzature sportive.

– il sistema della cintura agricola, che potrebbe giocare un ruolo importante come matrice di collegamento tra l’area metropolitana e gli ambiti a più elevata valenza ambientale presenti sul territorio comunale.

L C