Turismo delle radici: come attrarre veronesi e veneti che vivono in tutto il mondo. Il 2023, sarà l’anno dedicato al turismo delle radici.
Sono milioni i veronesi e veneti che vivono in tutto il mondo, e sentono ancora quel legame tramandato da genitori e nonni emigrati nel secolo scorso. Il Comune veronese con il più alto tasso di compaesani all’estero è Roverchiara. Il Rapporto degli Italiani nel mondo 2021 parla di 5 milioni e 500 mila registrazioni all’Aire/anagrafe degli italiani residenti all’estero, delle quali 50 mila veronesi.
Così Palazzo Barbieri mette assieme tutti gli stakeholders per incentivare l’arrivo di coloro che, proprio per le origini italiane, desiderano visitare il nostro territorio almeno una volta nella vita. Un nuovo modo di pensare e attivare il marketing territoriale attraverso la Dmo Verona.
Il Comune, quindi, ha chiamato a raccolta tutti i soggetti interessati per attivare un tavolo di confronto che diventerà presto operativo. In municipio, si è tenuto il convegno di lancio, primo passo dei prossimi 365 giorni di lavoro della Dmo Verona. Dallo scorso giugno, le destinazioni territoriali Verona e Lago di Garda hanno un unico coordinamento, contando anche sull’adesione di enti, associazioni di categoria e le principali infrastrutture economiche del territorio, come, l’Aeroporto di Verona, Veronafiere, la Fondazione Arena, oltre alla Provincia di Verona.
Obiettivo: valorizzare unitariamente tutto il territorio scaligero.
“In questi due anni abbiamo capito che l’unione fa la forza, con l’unificazione delle Dmo veronesi, abbiamo raggiunto un risultato epocale, ha detto il sindaco. Sono state superate logiche e ritrosie che ormai non avevano più senso, per lavorare insieme alla valorizzazione dell’intero territorio scaligero. Fare squadra ci rende molto più forti che giocare da soli. Per andare da Verona a Lazise ci vogliono 20 minuti, come attraversare un quartiere di Milano, è chiaro che la promozione turistica non può essere frammentata, ci vuole una visione d’insieme. Da qui in avanti avremo un unico metodo di lavoro, attivato da tavoli concreti che avranno a disposizione risorse da investire per tutta la provincia. Finalmente abbiamo un’unica cabina di regia, ciò che dobbiamo diversificare è l’offerta turistica. E partiamo proprio dal turismo delle radici, che è un segmento particolare. In un viaggio in Argentina testai con mano la portata di questo fenomeno. Per giorni incontrai, da sud a nord, solo persone che parlavano italiano, che erano già state nel nostro Paese o che sognava di farlo quanto prima, per tornare nelle terre degli avi. Oggi, non possiamo tenere conto dei numeri e dell’indotto che questo target può generare, ma anche dell’aspetto qualitativo. Perché questi turisti cercano qualcosa di più forte, vogliono ritrovare la loro identità, le loro origini. E noi dobbiamo essere pronti a rispondere alle loro esigenze”.
G.R.