a El Fasher, in Sudan, ancora una volta è stata attaccata una struttura sanitaria. L’ospedale saudita, supportato da MSF e principale struttura rimasta in funzione nell’area, è stato colpito ieri da un bombardamento in cui sono rimaste ferite 25 persone e 3 sono morte. È la decima volta che un ospedale viene attaccato nella città di El Fasher in meno di tre mesi. L’ospedale saudita di El Fasher, in Sudan, dove Medici Senza Frontiere (MSF) fornisce assistenza chirurgica, è stato nuovamente colpito da un bombardamento avvenuto ieri, oltre le vittime, riferisce il comunicato stampa, la struttura è stata danneggiata ma rimane funzionante. È la decima volta che un ospedale viene attaccato nella città di El Fasher dall’inizio dei combattimenti nell’area, 80 giorni fa. L’ospedale saudita è la principale struttura rimasta in funzione a El Fasher per curare donne, bambini e feriti di guerra, dopo che il South Hospital è stato attaccato. Dal 10 maggio, oltre 2.170 feriti sono stati curati nelle due strutture e oltre 300 persone sono morte. Solo pochi giorni fa, sabato 27 luglio, i team di MSF e del Ministero della salute hanno risposto all’arrivo di 52 feriti all’ospedale saudita, tra cui 11 donne e un bambino. Undici di loro sono morti a causa delle ferite riportate. In oltre un anno di guerra, le équipe di MSF hanno documentato almeno 60 episodi di violenza e attacchi contro il proprio personale, beni e infrastrutture sanitarie, nonché violenze indiscriminate contro la popolazione civile di ogni genere, tra omicidi, torture e violenze sessuali ed etniche. MSF ha recentemente pubblicato il rapporto internazionale “A war on people. Il costo umano del conflitto e della violenza in Sudan” (PDF in INGLESE) che descrive le orribili violenze perpetrate dalle parti in conflitto sulla popolazione civile in Sudan.
S.P.
