Lunedì 6 giugno è scaduto il giorno in cui gli italiani, chiaramente in linea teorica, “finiscono” di lavorare per pagare le tasse e i contributi previdenziali allo Stato. E’ chiamato il “Tax freedom Day“, cioè il “giorno di liberazione fiscale”, ed è considerata pressoché la soglia indicativa che individua per quanti giorni il contribuente medio in Italia ha bisogno di lavorare per pagare tutte le tasse.
I giorni ammontano a 157, inclusi i sabati e le domeniche e li raggiungiamo proprio martedì 7 giugno. Un calcolo al quale è arrivato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che specifica come la ricorrenza rappresenti un puro esercizio teorico che serve a dimostrare, come l’eccessivo peso fiscale gravi sugli italiani.
Ma cosa è il tax freedom day?
Perciò serve a sottolineare il peso delle tasse, ma c’è una buona notizia. La data della cosiddetta “liberazione” quest’anno arriva un giorno prima rispetto al 2021. Una magra notizia visto che l’anno scorso aveva registrato il record storico di pressione fiscale, non quanto perché i prelievi fiscali fossero aumentati, ma a causa rimbalzo del Pil nazionale. Essendo oltre il 6,5%, aveva provocato una crescita repentina delle entrate per famiglie e aziende, dopo il crollo del 2020 al -9% per effetto del Coronavirus.
Il conflitto in Ucraina costa 1.065 euro a ciascuna famiglia veronese.
Se non sembra immediata la correlazione tra i due fattore basta vedere come l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha mostrato dove si basano i calcoli dei prelievi. Si basano, infatti, sulla suddivisione della stima Pil annuo nazionale per i 365 giorni dell’anno. In questo modo si ottiene un dato medio giornaliero, rapportato poi con le previsioni di gettito dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse che i percettori di reddito verseranno quest’anno.
Perciò c’è stato un miglioramento rispetto al 2021 ma stando alla classifica dell’anno scorso, l’Italia non è messa bene in merito alla pressione fiscale. Sesta in Europa per maggiore richiesta di contributi fiscali, con il 43,5% di tasse pagate dai contribuenti, dietro soltanto a Svezia (43,7%), Francia (47,2%), Austria (43,8%), Belgio (44,9%) e Danimarca (48,1%) che guida la classifica. La media tra i membri dell’Ue l’anno scorso è stata invece del 41,5%, due punti in meno rispetto a noi.
Sono lontani i giorni dove, nel 2005, il “giorno di liberazione fiscale” arrivò dopo 142 giorni, cioè il 23 maggio, quando ai contribuenti era richiesto il 39% per adempiere alle scadenze fiscali.
L C
Fonti: https://www.veronaoggi.it/
