Il Movimento Nonviolento porta nella città di Verona tre attiviste per la pace di Ucraina, Russia e Bielorussia. Presso il municipio veronese le loro interessanti testimonianze.
Tre notevoli testimonianze con racconti di prima mano su quello che accade nei Paesi coinvolti nel conflitto bellico. Tre storie con un unico scopo: sollecitare l’impegno nel cercare soluzioni alternative alle armi, fermare la guerra e chiedere che venga rispettato il diritto di scegliere la vita.
Sono Darya, Kateryna e Olga. Vengono dall’Ucraina, Russia e Bielorussia, su invito del Movimento Nonviolento e sono tre donne con l’obbiettivo della pace, attiviste della campagna di “Obiezione alla guerra” a sostegno proprio dei pacifisti, obiettori e disertori dei loro Paesi. Sabato 25 febbraio sono a Verona per far sentire la voce di chi, ormai da un anno, sceglie ogni giorno la pace e la non violenza come soluzione al conflitto in Ucraina e lo fa attraverso il progetto comune nell’ambito della mobilitazione “Europe for Peace”: un tour che, dal 20 al 26 febbraio, le porterà in tutta Italia per far conoscere l’impegno per una risoluzione non violenta del conflitto russo-ucraino portato avanti nei rispettivi Paesi. Dopo Fiumicino, Roma, Modena e Ferrara, il 25 febbraio il tour è arrivato a Verona per proseguire domenica 26 a Milano e a Brescia.
Non è un caso che Verona sia una delle sette città scelte per l’intero tour italiano. Qui a settembre è partito il più grande movimento pacifista contro la guerra in Ucraina, sempre qui il 7 gennaio si è tenuto l’incontro nazionale che ha riunito le figure più significative del pacifismo, del mondo sindacale e religioso a cui hanno partecipato fra gli altri il sindaco veronese Damiano Tommasi e il vescovo Domenico Pompili, con lo scopo di arrivare alla convocazione della Conferenza internazionale di pace per la sicurezza condivisa, per la quale tutti sono chiamati a fare la propria parte. L’obiettivo è stato raggiunto, visto che l’incontro è stato programmato per giugno a Vienna.
Ed ora si lavora perché non si arrivi ad un secondo anniversario della guerra. Le testimonianze delle tre attiviste hanno lo scopo di smuovere l’opinione pubblica descrivendo ciò che accade nei rispettivi Paesi.
Ad accoglierle in municipio erano presenti l’assessore alle Politiche giovanili e Partecipazione Jacopo Buffolo assieme al direttore del Centro Missionario Diocesano don Giuseppe Mirandola, a Massimo Valpiana di Europe for Peace e Movimento Non violento e a all’avvocato Nicola Canestrini che difende i diritti degli obiettori di Coscienza al servizio militare e collabora con il Movimento Nonviolento. Infatti etano presenti in sala Arazzi le tre attiviste nonviolente Darya Berg (Russia), Kateryna Lanko (Ucraina) e Olga karach (Bielorussia).
“Un anno fa l’aggressione russa all’Ucraina che ha provocato centinai di migliaia di morti, milioni di sfollati ed è stata causa di lutti e dolori – ha dichiarato l’assessore Buffolo -. Serve urgente una riflessione e ringrazio il Movimento Nonviolento per questa occasione di dialogo e confronto e soprattutto per promuovere l’impegno a porre fine al conflitto senza le armi”.
“Nell’anniversario della guerra ospitiamo a Verona le voci dei movimenti pacifisti non violenti degli obiettori di coscienza dei disertori dei tre paesi coinvolti nel conflitto, Ucraina Russia e Bielorussia – ha chiarito Valpiana-. Sentiremo le loro testimonianze e le loro richieste, non siamo chiamati solo ad ascoltare ma a partecipare direttamente per creare unità e rete internazionale. L’iniziativa di oggi è stata resa possibile grazie alla rete internazionale war resisters international (internazionale dei resistenti alla guerra) e all’ufficio europeo dell’obiezione di coscienza, in prima linea per chiedere il cessate il fuoco e l’avvio delle trattative internazionali per la pace. Tutti i movimenti pacifisti internazionali si incontreranno a giugno a Vienna”.
“Con questa iniziativa il Centro missionario diocesano e le altre realtà ecclesiali di Verona vogliono dare forza all’urgenza di cessare il fuoco e di avviare i negoziati – ha commentato il direttore del Centro Missionario Diocesano Mirandola –. Ricordo l’appello di Papa Francesco e le parole del nostro vescovo Pompili, che aveva sottolineato che la pace è condividere e creare armonia e che è urgente una cultura della fraternità. La giornata di oggi assume anche un altro valore, quello educativo di cui c’è molto bisogno”.
“Nei momenti di emergenza i diritti non si derogano ma si affermano – ha affermato l’avvocato Canestrini –. Ciò vale anche per il diritto all’obiezione di coscienza. Grazie all’Ordine nazionale avvocati dell’Ucraina, sono osservatore di quanto sta accadendo nei loro processi, una missione che mi rende testimone del fatto che i diritti non sono garantiti a tutti ma anche che, grazie agli obiettori di coscienza può esserci un’alternativa non armata alla fine del conflitto”.
In serata le attiviste sono state nuovamente ricevute in municipio dal sindaco Damiano Tommasi, il quale si è intrattenuto con loro in un lungo incontro privato. Presente anche l’assessore Jacopo Buffolo. Il sindaco scaligero Tommasi ha successivamente partecipato alla fiaccolata realizzata da Palazzo Barbieri a piazza dei Signori.
Ecco gli interventi delle tre attiviste:
L’attivista del Movimento Pacifista Ucraino Kateryna Lanko. “Sono qui per oppormi alla schiavitù militare e alla guerra. Nel mio Paese nel 2014 abbiamo scelto l’Europa, i valori europei che sono anche i valori della pace. Ora nel mio Paese non sono più garantiti i diritti umani, per chi decide di non prendere le armi non ci sono opzioni se non la prigione e il nascondersi, un vero paradosso. Come movimento pacifista ucraino crediamo sia importante mostrare che esistono possibili alternative pacifiche alla soluzione del conflitto. Sono davvero importanti non solo iniziative come queste, ma anche l’appello alla difesa dei diritti umani e per questo chiediamo il supporto internazionale. I diritti umani sono fondamentali anche in tempo di guerra per promuovere vie pacifiche per la pace. Quando parlo di diritti umani parlo anche di non avere discriminazioni sul diritto fondamentale di poter avere salva la propria vita. Adesso in Ucraina non è permesso agli uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il proprio paese, ciò significa che coloro che non vogliono prendere le armi per salvarsi non possono farlo. Penso che un primo passo in questa direzione sia proprio difendere coloro che hanno posizioni pacifiste nel mio Paese. Questo dimostrerebbe che è possibile avviare metodi alternativi alla soluzione del conflitto e magari che possano essere d’ispirazione alle istituzioni per un cessate il fuoco, la pace nel mio Paese e la fine di questa guerra che produce per noi tantissime sofferenze”.
L’attivista russa Darya Berg. “Vi assicuro che in Russia ci sono tante persone che non vogliono in nessun modo farsi coinvolgere da questa folle e sanguinosa guerra. Abbiamo lanciato perciò questo progetto ‘Go By the Forest’ il cui scopo è supportare la resistenza civile non violenta in Russia e al tempo stesso permettere al maggior numero possibile di persone di evitare la mobilitazione. Da settembre 2022 abbiamo aiutato più di 4000 persone a trovare un rifugio, ad attraversare il confine e garantendo supporto legale e psicologico. Ho bisogno del vostro aiuto per creare corridoi umanitari per gli obiettori di coscienza e disertori, un compito fondamentale che affidiamo a voi come istituzione di un Paese europeo che può attivarsi per questo riconoscimento giuridico. Penso che davvero questo possa essere un grande contributo nel fermare la guerra e nel sostenere tutte le persone che in Russia non sono con Putin”.
L’attivista, giornalista e politica bielorussa Olga Karach. “Ho una missione speciale che oggi condivido con voi, rubare dalle mani di Lukashenko il suo esercito. Aiutateci ad evitare che Lukashenko e il suo regime possano invadere l’Ucraina. Con la nostra organizzazione Our House il 1°marzo 2022 abbiamo lanciato una campagna dal nome femminista ‘No significa no’ perché pensiamo che gli uomini abbiano il diritto di prendere le armi e di non partecipare alla guerra. La verità è che Lukashenko ha paura di noi e per ciò inasprisce la sua repressione. Io per il regime sono considerata una terrorista, se torno rischio la pena di morte, in Bielorussia vige un regime di terrore ma non dobbiamo fermarci, il regime ha paura di noi e sa che possiamo rubargli dalle mani l’esercito. E’ per questo che sono qui e chiedo il vostro supporto per questa missione speciale di non violenza. L’auspicio è che da oggi in poi lotteremo insieme per la pace.”
L C