La stella di Natale ritorna ad essere la pianta natalizia per eccellenza

Come da consuetudine passata la stella di Natale torna ad essere la regina delle feste. Ormai il brutto ricordo del dicembre 2020 alle spalle, segnato dal lockdown Coronavirus e dall’austerità. E così aumenta la curva delle vendite della pianta natalizia per eccellenza, tanto che i numeri non si discostano molto dai livelli della pre-pandemia. In crescita anche le vendite degli alberelli veri, che dopo anni di plastica ritornano ad adornare i salotti e i giardini con i loro caratteristici rami profumati di resina.
“Quest’anno stiamo vendendo moltissimo le stelle di Natale, anche in anticipo rispetto agli altri anni – evidenzia il presidente dei florovivaisti di Confagricoltura Verona Massimo Fontana -. È un ottimo segnale di ripresa, rispetto al 2020, spinto sia dalla voglia di tornare alla vita di sempre, sia dalla scelta di molti vivai di mantenere i prezzi invariati o di poco superiori all’anno scorso per andare incontro agli anziani e alle famiglie segnate dalla pandemia. E questo nonostante l’aumento dei costi di produzione, a cominciare dall’energia elettrica, che sono raddoppiati e probabilmente sono tra le ragioni di un calo di prodotto, che ci sta mettendo in difficoltà nel soddisfare la grande domanda di stelle, soprattutto quelle di piccola e media misura. Probabilmente sia l’aumento dei costi, sia l’incertezza dettata dal momento, hanno indotto molte aziende florovivaistiche a ridurre i numeri della produzione”.
In netta ripresa anche le vendite degli abeti di Natale. “Dopo anni in cui il mercato era bloccato a causa del trend di comperare alberelli finti, quest’anno notiamo un ritorno agli alberi veri, che profumano di resina. C’è meno voglia di plastica, forse anche perché, in queste festività ancora segnate dall’emergenza Covid, la gente vuole portare un po’ di natura dentro casa, acquistando un piccolo abete e decorando la propria abitazione con ciclamini e Stelle di Natale. Un albero di Natale vero è l’unico che fa atmosfera. Ed è coltivato esclusivamente per l’uso natalizio, senza l’utilizzo di prodotti nocivi per l’ambiente. L’abete vero comporta anche un vantaggio economico, perché con 15-20 euro si può avere un alberello mediamente alto e con dei bei rami. Per un prodotto equivalente in plastica si spende il triplo e riciclarlo per tanti anni non è una bella idea, in quanto accumula polvere, si decolora e in definitiva diventa brutto da vedere. Anche su questo fronte, però, fatichiamo a soddisfare la domanda a causa di un calo di produzione, soprattutto per quanto riguarda gli abeti grandi che ci richiedono le amministrazioni comunali per addobbare le piazze. Comunque siamo contenti che il mercato stia riprendendo quota”.
Nel complesso la provincia di Verona si mantiene pressappoco sui livelli del 2019 con 222 aziende florovivaistiche ed è al terzo posto in Veneto per numeri dopo Padova e Treviso. In leggera ripresa anche la superficie florovivaistica regionale, che viene stimata all’incirca in 2.500 ettari (+1,6%). La totalità della produzione regionale è salita a circa 1,89 miliardi di piante (+16%), in prevalenza orticole.

L C

Fonti: https://www.mattinodiverona.it/