E’ appena iniziata la stagione del riso nel Veronese, sebbene la semina potrebbe ritardare a causa del drastico abbassamento delle temperature e soprattutto del perdurare della siccità. In merito al sondaggio dell’Ente nazionale risi nella provincia scaligera è prevista una riduzione della superficie coltivata a riso del 2,37%, proprio per il timore che non ci sia l’acqua necessaria per la produzione.
“Tra i produttori c’è preoccupazione perché non piove e non c’è neve accumulata in montagna che possa garantire riserve d’acqua – evidenzia il presidente del settore risicoltori di Confagricoltura Verona Romualdo Caifa -. Per questo motivo gli agricoltori sono nel dubbio se rischiare o meno nel seminare riso. C’è chi ha già seminato e chi aspetta, anche perché le settimane ideali per farlo, per quanto riguarda il nostro Vialone Nano, sarebbero l’ultima di aprile e la prima di maggio. Io comunque dubito che si sarà un aumento di produzione, perché, oltre al problema della scarsità d’acqua, peserà anche la riduzione dei fitofarmaci prevista dalla Pac, che porterà a un minor controllo delle infestanti. Non aiuterà la deroga riguardante le superfici a riposo, che è arrivata troppo tardi per poter essere attuata”.
“L’eccezionale siccità che colpisce il bacino dell’Adige non potrà essere superata facilmente, anche se nei prossimi giorni il meteo prevede piogge – commenta il presidente provinciale di Cia – Agricoltori italiani Andrea Lavagnoli -. Il Pnrr potrebbe rappresentare una risposta per affrancare la coltivazione del riso alle strutturali carenze d’acqua. L’Italia è autosufficiente per quanto riguarda il riso e l’obbiettivo è quello di mantenere questa indipendenza, anche se, a causa di siccità e alti costi di produzione, si dovrà mettere in conto un calo delle superfici coltivate. La salvaguardia del riso veronese, a partire dal Vialone Nano, passa attraverso un piano di ristrutturazione dell’utilizzo dei corpi idrici, intaccando decisamente le modalità di utilizzo dei sistemi a scorrimento per favorire sistemi al risparmio di acqua in relazione alla salvaguardia delle nostre produzioni di eccellenza”.
Il prezziario, escluse diverse fluttuazioni, al momento si sta mantenendo elevato anche in relazione anche della scarsità del raccolto dell’anno precedente. Il riso Vialone Nano è tuttora battuto a 100 euro a quintale, mentre il Carnaroli un po’ meno, a quota 80 euro. “I prezzi sono soddisfacenti – ribadisce Romualdo Caifa -, anche se i costi di produzione sono raddoppiati per quanto riguarda la concimazione, che nel riso è fondamentale. Su questa stagione pesa, inoltre, l’incognita delle importazioni da Cambogia e Myanmar. Da tre mesi è scaduta, infatti, la clausola di salvaguardia che aveva imposto, negli ultimi tre anni, un dazio sul riso indica importato in Europa dal Sud-Est asiatico. La tregua è finita e capiremo a fine anno quali saranno gli effetti sulle nostre produzioni locali”.
“Per il momento, anche con la cessata copertura della clausola di salvaguardia per il riso italiano, non dovrebbero registrarsi concorrenze da Paesi terzi per l’importazione di riso, in quanto a livello internazionale, a causa delle elevate quotazioni di soia e mais, il riso di bassa qualità viene utilizzato negli allevamenti e questo spinge al rialzo i prezzi del riso nei mercati asiatici. Va ricordato che è in corso di revisione il regolamento dell’Unione Europea riguardanti le importazioni del riso dai Paesi in via di sviluppo, ma, a causa delle carenze di cereali per il consumo umano, probabilmente non avrà un impatto significativo sulle nostre produzioni”.
In base ai dati di Veneto Agricoltura la superficie coltivata a riso si è mantenuta assestante, con 2.160 ettari che costituiscono il 90% degli investimenti regionali (3.100 ettari). Il Vialone Nano igp rimane il prodotto di nicchia, soprattutto venduto a livello locale, con una quota di produzione attorno al 80-85%, seguito da Carnaroli (10%) e altre varietà di risi.
L C
Fonti: https://www.mattinodiverona.it/