“Se il Green pass è uno strumento per tornare alla vita di tutti i giorni, si deve dare l’opportunità di riaprire in sicurezza anche i luoghi deputati a ospitare i giovani. Sono a favore del Green Pass obbligatorio per i locali da ballo, ma definirei surreale la scelta di aprire al 35% della capienza al chiuso e al 50% all’aperto”. Ecco le parole del consigliere comunale di Verona Andrea Velardi sulla decisione del Governo italiano sulla riapertura delle discoteche, ospite mercoledì sera a “Oltre il Tg” su Telearena.
“Sono percentuali che sanno di presa in giro e penalizzano ulteriormente questo ti tipo di attività, uniche e sottolineo uniche, rimaste al palo, che hanno già di per sé standard molto alti in tema di pubblica sicurezza e di sistemi igienico-sanitari – afferma Velardi -. Il nuovo decreto sembra non avere una logica nella parte in cui permette nella pista, luogo di maggior assembramento, di poter ballare senza mascherina, paragonandolo al fitness, ma di non poter far accedere al locale più di qualche pugno di persone”.
Successivamente Andrea Velardi continua menzionando che “la quasi totalità del comparto dell’intrattenimento notturno è chiusa da febbraio 2020. E intanto intorno a noi si vedono pullman e metropolitane pieni, tutte le attività a regime, piazze e parchi ripopolati in cui si svolgono attività e spettacoli addirittura senza bisogno di Green Pass. Ora basta ipocrisia, la pazienza sta per finire. La socialità è un sacrosanto diritto”.
“In questo Paese manca la cultura dello svago e del divertimento notturno; non è ancora chiaro a molti l’impatto socioeconomico che ha il mondo delle discoteche e dei concerti. I gestori sono disposti a ripartire con ferree e rigide regole. Si deve far qualcosa anche a livello locale per ottenere di più – prosegue Velardi, che oltre ad essere Consigliere comunale è anche organizzatore di eventi e persino gestore di sale da ballo –. Perché in un locale grande con capienza massima di 1.500 persone, e di conseguenza con determinate caratteristiche di sicurezza, con la percentuale al 35% significa operare con poco più di 500 persone. E pensiamo alle strutture più piccole, che sono la maggior parte: i costi saranno maggiori dei ricavi e tanti rinunceranno a riaprire”.
L C
Fonti: https://www.mattinodiverona.it/