Aumenta il debito delle famiglie della regione Veneto, il quale al 31 dicembre 2021 risaliva complessivamente a 50,7 miliardi di euro. L’importo medio corrispondente ad ogni nucleo famigliare era di 24.295 euro; se confrontato con il dato risalente a 2 anni prima, periodo ante-Covid, l’incremento è stato di ben 1.822 euro. Fra tutte le regioni d’Italia, solo in Trentino Alto Adige si è registrata una variazione percentuale maggiore della nostra.
In ogni caso a impensierire l’Ufficio studi della CGIA non è tanto ciò che si è in grado di misurare, ma quello che non si riesce nemmeno a notare; come tipo il preoccupante rischio usura. Questo appena citato è un fenomeno che, da sempre, è difficilmente dimensionabile, anche quando si hanno a disposizione dati statistici recenti sul numero di denunce notificate alle forze dell’ordine. Figuriamoci adesso, che gli ultimi dati disponibili sono riferiti a un paio di anni fa.
In tal caso, che lo stock dei debiti sia in aumento e gli effetti negativi del caro vita e del caro bollette siano esplosi solo dopo l’inizio del 2022, la situazione è critica, ma non certo drammatica. È probabile che l’incremento sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta l’anno scorso. Va inoltre segnalato che le aree provinciali più indebitate sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più alti. Certamente in queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Comunque, le forti esposizioni bancarie di questi territori potrebbero essere legate ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono riconducibili a famiglie benestanti. Oltretutto è vero che le famiglie venete hanno un indebitamento superiore di circa 2 mila euro rispetto alla media nazionale, a dimostrazione che siamo tra le realtà più esposte con il sistema bancario. Va altresì ricordato che la maggiore incidenza del debito sul reddito si registra nelle famiglie economicamente più deboli, ovvero in quelle a rischio povertà ed esclusione sociale. Inoltre i dati dell’Istat ci dicono che le crisi che si sono succedute dal 2008 in poi hanno aumentato il numero dei nuclei familiari in difficoltà economica, visto che gli effetti di questi choc economici hanno aumentato il divario tra poveri e ricchi.
Il recente aumento esponenziale dei prezzi, il caro carburante e quello delle bollette potrebbero peggiorare notevolmente la situazione economica di tantissime famiglie, persino in Veneto. Segnaliamo, in particolar modo, che diversi artigiani, partite Iva e piccoli commercianti stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per illuminare e riscaldare le proprie botteghe o negozi. Una situazione che per molte attività non è più economicamente sostenibile.
Solamente con le denunce effettuate all’Autorità giudiziaria non è possibile dimensionare l’usura. Questo fenomeno è molto “carsico”; chi finisce nella rete di questi criminali spesso ha paura di denunciare i suoi aguzzini perché teme per l’incolumità propria e dei suoi familiari. E con la crisi economica ormai nuovamente alle porte, anche le forze dell’ordine denunciano da tempo molti segnali di avvicinamento delle organizzazioni criminali al mondo dell’imprenditoria. In particolar modo di quella composta da artigiani, negozianti e partite Iva. Lavoratori autonomi che si indebitano per poche migliaia di euro, ma nel giro di qualche mese si trovano nell’impossibilità di restituire questi soldi, perché nel frattempo gli interessi hanno raggiunto livelli spaventosi. Ecco qui, secondo l’Ufficio studi della CGIA, le realtà più a rischio. Questo dimostra che lo Stato italiano deve intervenire con massicce dosi di liquidità, altrimenti molte imprese cadranno prigioniere di questi fuorilegge. Non solo, ma è necessario incentivare il ricorso al “Fondo per la prevenzione” dell’usura. Uno strumento, quest’ultimo, presente da decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione.
Le famiglie del Veneto più in allarme “rosso” sono posizionate nella provincia di Padova, con un debito di 26.756 euro; al secondo posto emerge quella di Treviso, con 25.122 euro e al terzo posto i residenti a Venezia, con 24.553 euro. Appena fuori dal podio compaiono Verona, con un debito medio che ammonta a 24.399 euro, Vicenza, con 23.513 euro e Rovigo con 18.743 euro. In conclusione, le famiglie meno indebitate del Veneto risiedono a Belluno, con un “rosso” pari a 18.219 euro.
L C
Fonti: https://www.mattinodiverona.it/