“Il cane aggressivo” se n’è parlato con Gianluca Meneghini, educatore e coordinatore della squadra cinofila Vo.DAE

I soccorritori devono da sempre affrontare diverse emergenze, Claudia Viani, soccorritore Vo.DAE ha partecipato al seminari che si è tenuto Sabato 5 Ottobre, alle ore 15, presso il Forte Lugagnano in Via Cason 1 a Verona, sede del gruppo Soccorritori dell’Associazione Vo.DAE, si è svolto il seminario “ Il cane aggressivo” organizzato da Gianluca Meneghini, educatore e coordinatore della squadra cinofila dell’Associazione. Claudia ha riportato alcuni argomenti significativi della giornata che si svilupperà in ulteriori incontri data l’importanza sociale e numerica del fenomeno “cane”:

Durante il corso sono state affrontate diverse tematiche riguardanti le cause che portano un cane ad attuare atteggiamenti e comportamenti aggressivi, come prevenire e difendersi in caso di manifesta aggressività e la motivazione per cui alcune razze sono considerate pericolose per l’essere umano. Gianluca Meneghini espone subito come l’aggressività possa considerarsi una risorsa; in passato gli antichi ne avevano compreso la valenza, l’antica selezione del cane Tesem , dotato di grande agilità e resistenza, veniva impiegato nelle guerre egizie oppure il cane Corso, discendente del potente e combattivo Cagnis Pugnax di origine romana e dispiegato nelle battaglie assieme ai guerrieri.

Si possono distinguere 2 piani di aggressività: il piano motivazionale e quello emozionale. Sul piano motivazionale, l’aggressività viene stimolata dalle motivazioni come ad esempio quella dimostrativa, competitiva, assertiva, possessiva, territoriale a difesa del territorio, protettiva a difesa del singolo o dell’intero nucleo affiliativo ed infine materna a difesa della prole. Sul piano emozionale lo stimolo viene fornito da paura, dolore, irritazione e  rediretta (provocata da un particolare stato di frustrazione soggettiva).

L’aggressione passa attraverso tre fasi e di conseguenza anche i comportamenti corretti da adottare per difendersi. Nella prima fase detta “intimidazione” è sconsigliato avvicinarsi e guardare il cane negli occhi, tentare di calmarlo, utilizzare lo spray al peperoncino, somministrargli cibo, lanciare bastoni o sassi e/o voltargli le spalle, occorre muoversi sempre con calma e moderazione e di traverso.

Nella seconda fase detta “di azione”, è consigliato frapporre un oggetto tra la persona e il cane come ad esempio uno zaino e se possibile cercare di arrampicarsi su una superficie elevata dal suolo.

La terza fase detta “consumatoria” è vivamente consigliato restare in piedi, proteggere le parti vitali e sensibili (zona collo, inguine, femorale) con le braccia e/o indumenti, normalmente l’attacco del morso punta verso le zone più sensibili e con aorte; in alcuni casi si riesce ad utilizzare il proprio peso per  cercare di immobilizzare l’animale fino all’arrivo dei soccorsi.

La bocca del canide è ricca di parassiti e di agenti infettanti che possono trasmettere patogeni anche molto gravi seppure in presenza di piccolissime lesioni. In caso di morso è doveroso irrorare abbondantemente la ferita con acqua fisiologica, stabilizzarla con dei bendaggi, chiamare i soccorsi o recarsi al più presto al Pronto Soccorso, anche per morsi di lieve entità, la profilassi è d’obbligo anche in caso di leccate su ferite aperte.

Il tipo di razze considerate più difficili e pericolose per l’essere umano sono da sempre un argomento sensibile e si è cercato di esporne le caratteristiche biologiche e genetiche che configurano le varie selezioni; il Pitbull è purtroppo statisticamente protagonista delle aggressioni più letali negli Stati Uniti con oltre il 50% di attacchi letali e il 70% di incidenti da morso, stessa percentuale con valori leggermente diversi in statistica mondiale.

In origine il nome Pitbull fu utilizzato per indicare un cane da combattimento ma includeva incroci di diverse razze. L’obiettivo degli incroci era quello di ottenere esemplari da lotta più robusti, resistenti al dolore fisico e allo stesso tempo più agili. I cani, come qualsiasi essere vivente hanno una comunicazione non verbale specifica e interspecifica, il cane è poi un soggetto sociale, ogni razza ha una suo spettro comunicativo e spesso con più la razza ha una tendenza aggressiva con minori sono i preavvisi (fase 1 e 2 dell’aggressione) sia in numero di espressioni che in termini di tempo che vengono espressi al probabile bersaglio dell’attacco.

In particolare, si è parlato dell’incrocio Terrier Molossoide che unisce la forte reattività agli stimoli del Terrier e la grande capacità di sopportazione, forza e tempra dei Molossoidi o cani da guerra; ciò non significa, ha sottolineato Meneghini, che il cane da lotta è pericoloso a prescindere ma  che non tutte le persone sono adatte a gestire le razze considerate “difficili” . Interessante il paragone fra chi deve guidare una utilitaria e chi invece una supercar, la sicurezza in strada dipende dalle competenze del conducente.

In ultima analisi chi decide di prendersi cura di un cane, deve fare una attenta valutazione delle proprie capacità di interazione/conduzione con il soggetto prescelto, magari facendosi aiutare da personale esperto e qualificato; sono utili ma non esaustivi anche i corsi di formazione adeguati e il conseguimento del patentino consigliato per cani pericolosi come previsto dalla legge.

Il seminario si è concluso con l’anticipazione dei prossimi incontri che si terranno sempre nella sede dell’Associazione e verteranno sulle tematiche di addestramento e tecniche di comunicazione efficace per cani. Per ulteriori informazioni potete visitare la pagina:  www.vodae.it/eventi

S.P.